Dici mela, dici donna…

Dici mela, dici donna…

Dall’Eden alla tavola, passando per la mitologia, le fiabe e il cinema, la mela è un frutto che, da sempre, intreccia le sue sorti con le vicissitudini di diversi personaggi femminili, grazie ad essa divenuti celebri e sempre presenti nell’immaginario collettivo.

Uno dei dolci più celebri del mondo

Tra gli esemplari di torta di mele più apprezzati, diffusi, celebrati e imitati al mondo c’è la Tarte Tatin. Si tratta di dolce “all’incontrario”, realizzato per la prima volta (per pura casualità) in Francia alla fine dell’Ottocento.

L’artefice di quello che sarebbe divenuto un mostro sacro della pasticceria d’Oltralpe e di quell’arte dolciaria internazionale fu una delle sorelle Tatin:  Stephanie, che insieme a Caroline era proprietaria e responsabile dell’Hôtel-restaurant Tatin di Lamotte-Beuvron (nella regione della Loira).

Secondo la leggenda l’ideazione della ricetta fu in realtà il frutto di una dimenticanza: un giorno in cui la sala ristorante era al completo, Stephanie Tatin, si rese conto all’ultimo momento di aver tralasciato di preparare il dessert. Per rimediare e accontentare i suoi clienti decise di preparare un dolce semplice, veloce e di sicura riuscita: la torta di mele. Ma per la fretta, imburrò la tortiera, la cosparse di zucchero, ci mise dentro la frutta e la infornò, dimenticando di rivestire prima di pasta brisée il fondo dello stampo.

Per rimediare all’errore decise di coprire invece la parte superiore e di servire la torta rovesciata, mettendo in vista lo strato di mele caramellate. Il successo di questo dolce “sperimentale” fu tale che questa torta “sbagliata” divenne una ricetta a tutti gli effetti,e iniziò ad essere inclusa in molti ricettari e preparata in diverse occasioni, ampliando la sua fama anche fuori dalla Francia.

Ovunque è ormai preparata in diverse varianti, anche con altra frutta o in versione salata, ma in ogni caso, ogni replica, sottintende un implicito tributo a quella prima, sbadata, artefice femminile.

Galeotto fu un serpente….

Volendo citare dei riferimenti più illustri e riportare altri aneddoti in cui il simbolo della mela diventa protagonista insieme a un’immagine femminile, non si può non citare le Sacre Scritture, in particolare all’Antico Testamento, che proprio in essa identificano il “frutto proibito”, simbolo negativo del peccato e della perdizione di Eva e della sua cacciata dal giardino dell’Eden insieme ad Adamo.

Pertanto, come si legge sul sito atuttarte.it, il termine latino malum ha un doppio significato: di melo ma anche di male.

Altrove invece, in particolare nell’arte sacra raffigurante la Madonna con il bambino, se la mela è in mano al bambin Gesù il significato è di redenzione, espiazione del peccato originale e salvezza per tutto il genere umano. Lo stesso avviene nell’arte profana, in cui la mela è utilizzata come metafora dell’amore, della seduzione femminile e della fecondità (si pensi al mitologico “pomo di Venere”), ma anche dell’abbondanza, della salute e della bellezza del creato; motivo per il quale è spesso inclusa nelle scene matrimoniali, come buon auspicio affinchè l’amore duri fresco e a lungo.

Una metafora del corpo femminile

“Fisico a mela” è anche un’espressione utilizzata per indicare una precisa forma della costituzione femminile, caratterizzato da una distribuzione della massa muscolare e dalla tendenza ad accumulare grasso soprattutto nella parte superiore del corpo (al contrario di quanto avviene invece nel cosiddetto “fisico a pera”, in cui questa distribuzione riguarda soprattutto la porzione inferiore: fianchi, cosce e gambe).

Spesso l’appartenenza a una categoria piuttosto che all’altra è causa di insoddisfazione nelle donne che non hanno la fortuna di una costituzione armoniosa ed equilibrata, nonché uno dei motivi che spingono a ricorrere alla chirurgia plastica. Nulla di male, se questo serve a correggere alcuni difetti estetici che rendono difficile l’accettazione di sé, ma importante affidarsi a un medico che abbia le competenze necessarie non solo per operare in sicurezza, ma anche per garantire un risultato “unico” perché pensato su misura per ogni paziente, che è unica.